domenica 24 agosto 2008

Autoritratto

“Io sono l’infinito raccolto”
  JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

Raccolgo i miei preludi e li rigiro
come anelli di chiavi tra le dita,
le mie risorse sono le illusioni
ma non me ne convinco, anzi, al contrario
ne ricavo emozioni che rispecchiano
i miei sogni e risplendono di me.
E li perlustro minuziosamente
per estrarne anche il minimo tesoro,
risorgo in un raggio di sole, vivo
nel riscontro imprevisto di un rimpianto.


René Magritte, "Il figlio dell'uomo"


1992

3 commenti:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

molto scorrevole e fluida, accattivante sin dall'esordio e davvero piacevole a leggersi: sebbene triste, possiede una sua luce interiore: è la 'luce-faro' della poesia...

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

triste nel finale, è vero.
Ma, come un ninnolo,
preziosa da rigirarsi fra le dita -ed in lettura:
da leggere e rileggere, gustandone ogni verso.

DR ha detto...

Eh sì. È quanto si diceva qualche giorno sulle vecchie poesie. Questa è l'autoritratto di un me più giovane, ben sedici anni fa. E forse c'era la tristezza amara dela gioventù.